Verso la fine della scuola pubblica tradizionale? Il caso delle Free schools in Inghilterra

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di Enrico Lingua

 

In Inghilterra, a partire dall’anno scolastico 2011/12, si stanno diffondendo le Free schools, fortemente volute dai Conservatori ed introdotte dal primo Governo di David Cameron per mezzo soprattutto dell’intuizione e del lavoro dell’allora Ministro all’Istruzione pubblica Michael Gove. Per il momento, la policy delle Free schools si applica solo nel territorio inglese, non è prevista in Scozia, Galles o Irlanda del Nord (Hatcher 2011). Il campo dell’educazione è quindi uno dei primi settori in cui si sta sperimentando il programma definito Big Society, di cui questa riforma è diventata il vero e proprio trampolino di lancio. Proposto dai Conservatori per riformare la Gran Bretagna, ha l’intento di educare una grande società di cittadini consapevoli, interessati e soprattutto attivi sul territorio, capaci di creare delle comunità locali in grado di progettare e gestire numerosi aspetti della propria vita. Un sistema che ambisce a vedere i cittadini contribuenti coinvolti in prima persona nell’affiancare il Governo nella gestione di numerose questioni riguardanti i servizi della pubblica amministrazione di cui sono i fruitori, pronti a lavorare ed impegnarsi per il bene comune.[1]

“Le Free schools sono nuove scuole finanziate dallo Stato ma a conduzione privata, istituite nell’ambito dell’Academies legislation del 2010. Esse rappresentano la policy più apertamente orientata al mercato nel programma di riforme della scuola introdotto dalla Coalizione di Governo Conservatore-Lib dem in Inghilterra. Le Free schools sono nuove scuole, primarie e/o secondarie, finanziate direttamente dal Governo (Hatcher, 2011). Si tratta di scuole statali indipendenti e senza scopo di lucro. I gruppi che gestiscono le Free schools non possono ottenerne un profitto e le scuole sono soggette alle ispezioni dell’Ofsted, l’organo che ha il compito di valutare gli istituti scolastici inglesi, al pari delle normali scuole statali. I criteri di ammissione di tutte le Free schools devono essere equi e trasparenti, ci si aspetta da esse che siano aperte ad allievi di diverse abilità provenienti dalla propria zona (si tratta di un possibile vincolo di ammissione) e non possono essere accademicamente selettive.[2] Esse sono per legge delle Academies per cui non sono sotto il controllo delle autorità locali.[3] Le Free schools sono fondate attraverso il Governo ma non sono gestite dal Consiglio Comunale locale, esse hanno un maggiore controllo su come svolgere le proprie attività. Queste nuove forme di scuole possono impostare le proprie condizioni e stipendio per il proprio personale, modificare i termini d’insegnamento e la durata del calendario scolastico. Esse possono essere create e gestite in particolare da gruppi quali: charities, università, scuole indipendenti, comunità e gruppi religiosi, insegnanti, genitori, aziende.[4] Le Free schools sono globali: non operano selezione sulle abilità, devono essere aperte agli studenti di ogni provenienza e fede e non devono prevedere fees, come tutte le altre scuole statali.[5]

Una Free school viene istituita da un ‘gruppo proponente’. Un gruppo proponente (steering-group) è un insieme di persone che si forma spontaneamente composto da volontari che condividono l’ambizione di creare una nuova scuola nella propria comunità locale dando vita a quella società in movimento auspicata dai Conservatori nel loro cartello elettorale. I gruppi più comuni che si uniscono e iniziano il percorso di formazione sono quelli composti dai genitori degli alunni attratti dalla concreta possibilità di poter creare la propria scuola ideale alla quale mandare i propri figli.

Oltre ai genitori, non è insolito trovare tra i gruppi proponenti che si cimentano nel difficile application process proposto dal Ministero, soprattutto insegnanti, charities (molto attive in Inghilterra), gruppi religiosi e comunità locali, ma anche referenti di Università, altre scuole indipendenti, sponsors o addirittura imprese alla sola condizione che il loro operato non sia a scopo di lucro.[6] Per quanto riguarda i gruppi religiosi intenzionati a creare una scuola a carattere fortemente fideistico, è consentito crearne una basata sulla propria fede, purché sia aperta anche a persone professanti una differente religione. Una Free school a carattere religioso, o Faith school, nonostante la propria veduta, deve risultare necessariamente inclusiva nei confronti di studenti non professanti quel tipo di religione e deve essere garantito loro dal regolamento una percentuale di posti. Occorre dimostrare questioni come l’integrazione tra studenti e la capacità di offrire valide alternative agli allievi non professanti quel particolare credo. Ai gruppi religiosi impegnati nell’ideazione di Free school speciali fondate principalmente secondo i dettami di una fede o su una particolare filosofia educativa o su una visione del mondo diversa da quella occidentale caratteristica del Regno Unito, è richiesta la garanzia di progettare una scuola inclusiva e non settaria.[7]

Imprese o associazioni locali in genere entrano in qualità di finanziatori o co-finanziatori.[8] Le imprese che possono essere interessate ad investire nella creazione di una nuova scuola indipendente o Free school, sono in particolar modo i providers che si occupano del settore dell’educazione. Questi possono essere attratti dall’idea di poter creare delle partnership con dei nascenti gruppi proponenti e poter mettere a disposizione le proprie competenze e risorse. Un’impresa o provider che finanzia una Free school contribuirà molto probabilmente anche alla sua gestione con proprio personale, pur senza poter ricavare utili dal servizio offerto e limitandosi al normale profitto necessario per stipendiare il personale che gestisce la scuola. Il Governo inglese naturalmente, tramite le proprie agenzie e i propri strumenti di indagine, si riserva la facoltà di effettuare controlli sui soggetti proponenti, al fine di rilevarne l’idoneità e verificare eventuali irregolarità.[9]

Le Free schools ricevono i finanziamenti dal Ministero della Pubblica Istruzione secondo i medesimi criteri delle scuole pubbliche, percependo lo stesso quantitativo di denaro per alunno. Per ricevere la sovvenzione statale, è necessario che ogni gruppo proponente in fase di progettazione crei un Academy Trust, ovvero una fondazione legalmente riconosciuta che sia a stretto contatto con gli uffici del Ministero e che sarà titolata da quest’ultimo come responsabile effettiva della futura Free school. Questa associazione senza scopo di lucro e a responsabilità limitata che gestirà la scuola deve essere costituita dai leader del gruppo proponente o da persone di totale fiducia, poiché questi (si tratta di almeno tre persone) saranno considerati direttamente e legalmente responsabili per il Segretario di Stato delle prestazioni e della salute finanziaria dell’istituto scolastico.[10] Il finanziamento viene erogato dal Ministero non direttamente alla scuola ma alla fondazione che ne detiene la gestione, l’Academy Trust, creando un legame diretto tra i responsabili di quest’ultima e i funzionari dell’istruzione pubblica. Successivamente all’apertura, la fondazione dovrà curare e redigere annualmente la dichiarazione finanziaria dell’istituto: si tratta della relazione di bilancio, che va stilata e verificata da un revisore esterno prima di essere fatta pervenire al Segretario di Stato tramite l’EFA (Education Funding Agency[11]).

Ad influire sulla quantità di finanziamento pro-capite delle Free schools, come di ogni altra scuola pubblica britannica, è soprattutto la zona di riferimento dove si intende far sorgere il proprio istituto: aree considerate più in difficoltà e più bisognose riceveranno un finanziamento superiore al pari delle scuole della città di Londra e di alcune aree limitrofe, dove a causa del maggior costo della vita e dei salari più elevati, l’EFA ha stabilito che venga stanziato un maggior reddito per ciascuno studente[12] Vi sono poi degli introiti secondari sotto forma di sovvenzioni che si possono ricevere nella fase successiva all’apertura, definiti grant income, che si ottengono principalmente per due scopi: coprire i costi di equipaggiamento (libri, banchi, armadietti) crescenti all’aumentare del numero di alunni negli anni successivi al primo, e fare fronte alle eventuali diseconomie di scala che possono verificarsi. Infine, sono previsti alcuni introiti addizionali, other income, che possono essere ottenuti e devono essere specificati ad esempio svolgendo attività secondarie come raccolte di fondi o offrendo servizi a pagamento per altre scuole.[13]

Il motivo per cui tali scuole sono definite libere sta nel fatto di essere indipendenti, oltre che dal controllo delle Autorità locali, anche dagli obblighi programmatici, logistici e didattici che il Ministero della Pubblica Istruzione impone alle proprie scuole a gestione pubblica. Per una Free school non vi è alcun tipo di vincolo statale a cui doversi adeguare: dalle materie d’insegnamento alle attività didattiche ed extra-curriculari, dalla scelta degli insegnanti a quella del personale ausiliario, dagli orari delle lezioni al calendario scolastico, dai laboratori agli stipendi del personale.[14] La governance di una Free school è totalmente appannaggio della fondazione che la gestisce, la quale riceve l’eredità dei propositi dal gruppo proponente che l’ha progettata e realizzata.

I curriculum didattici delle Free schools possono differire in maniera anche sostanziale rispetto ai programmi ministeriali. E’ necessario scendere nel dettaglio di questa questione però, poichè evidentemente non essere obbligati a sottostare ai programmi didattici del National curriculum, non significa non avere delle linee guida o dei limiti oltre i quali nemmeno una Free school può spingersi. Tanto per cominciare, una policy di questo tipo non va confusa infatti, trattandosi prevalentemente di istituti di educazione primaria, con la possibilità ad esempio di insegnare indistintamente qualsiasi tipo di materia o di tralasciare quelle considerate fondamentali e di affrontare in modo superficiale o addirittura di traviare qualsiasi argomento: non si dimentichi che, ad una Free school, viene concesso il finanziamento e la possibilità di accettare le iscrizioni dei futuri alunni solo dopo che il proprio progetto didattico educativo e finanziario presentato al Ministero, è stato analizzato e successivamente approvato da quest’ultimo. Lo stesso Governo impone ed auspica che gli applicanti siano capaci di conformarsi e rispettare tutti gli aspetti di idoneità, di superare i controlli preliminari e i test rigorosi a cui saranno sottoposti durante il processo di applicazione e prevede che vengano immediatamente rifiutati tutti quei proponenti che, nella loro proposta, propugneranno qualsiasi tipo di violenza, di intolleranza, di odio o la cui ideologia sia valutata in contrasto con i valori democratici del Regno Unito.[15]

Durante l’ideazione e la stesura del proprio curriculum didattico, un gruppo proponente deve essere principalmente capace di offrire una proposta di insegnamento bilanciata tra quelle che sono considerate le materie fondamentali imprescindibili anche per una Free school, cioè l’inglese, la matematica e le scienze (obbligatorie ed imposte per legge) da un lato, e dall’altro tutte le altre materie o attività specifiche e peculiari per la nuova scuola alle quali si conta di dare importanza per qualche motivo. Sono proprio queste ultime le attività che conferiscono le prerogative e la specificità ad una Free school ed è infatti su queste mansioni che non vi sono restrizioni o vincoli e dove si riscontrano le maggiori differenze dai programmi statali. Nel dettaglio, è necessario indicare quante ore settimanali saranno dedicate a ciascuna materia e perché si decide di insegnarla, quale coinvolgimento ci si aspetta e quale tipo di crescita formativa si pensa possa offrire agli studenti. E’ importante descrivere dettagliatamente, oltre alle discipline da insegnare, anche le caratteristiche extracurriculari rilevanti e particolari della nuova scuola, quali la lunghezza della giornata scolastica, comprese le eventuali attività extra; la durata delle ore di insegnamento; la presenza di laboratori o di servizi legati alla didattica e perché si vuole dare risalto a tali mansioni.[16] A livello didattico e curriculare, tenendo sempre fermo il presupposto che, in nessun caso il DfE

“approverà alcuna applicazione per Free school dove troverà qualsiasi attenzione riguardante il creazionismo considerato come una valida teoria scientifica, o scuole che falliranno il compito di insegnare l’evoluzione in modo adeguato nel loro curriculum scientifico”,[17]

ogni materia differente e distintiva dal National curriculum che si intende insegnare può essere accettata ed approvata, ma deve essere spiegata e raccontata tramite un alto livello di dettagli e particolari.

Oltre ai curriculum didattici, altri elementi che concorrono a differenziare in modo piuttosto netto una Free school da una normale scuola statale sono ad esempio la composizione dello staff e in che modo se ne sostengono i costi, la selezione degli insegnanti e chi se ne occupa, infine l’istituzione dei calendari scolastici e dei piani di studi. Per quanto riguarda lo staff, viene scelto interamente dal gruppo proponente e ideatore della scuola in base alle caratteristiche individuali e alle necessità di organigramma dell’istituto. La scelta dei propri dipendenti, coloro che animeranno la Free school è un momento molto importante e delicato per l’intero progetto poiché il personale scelto è uno degli elementi che viene valutato dal DfE prima che venga data la concessione per l’apertura. In sede di valutazione, sono importanti ed apprezzati parametri e caratteristiche, come un appropriato bilanciamento di ruoli, competenze ed esperienze, così come una buona suddivisione di compiti delle aree di insegnamento e di gestione tra team leader di vertice, manager d’area, capi insegnanti, semplici docenti e personale non docente o non qualificato.[18] A livello di costi, quelli necessari per pagare il personale sono di gran lunga i maggiori da sostenere tra le spese di gestione di una Free school avviata, rappresentando circa il 70/80% del totale. In media sono più elevati per una scuola primaria rispetto ad una secondaria e consistono negli stipendi da versare ai propri dipendenti ovvero gli insegnanti, il personale ausiliario o di supporto e lo staff degli uffici amministrativi. Le coperture degli staff costs costituiscono una significativa differenza con le scuole pubbliche, poiché le Free schools non devono sottostare ad alcun vincolo imposto dallo Stato sulle condizioni di pagamento e sui minimi salariali: le scuole indipendenti dispongono della flessibilità necessaria sufficiente per stabilire i propri standard e termini di accordo salariale verso i propri dipendenti. Questa peculiarità offre la possibilità di scegliere in fase di progettazione e di offrire accordi economici particolarmente vantaggiosi in modo da attrarre personale altamente qualificato, superando le cifre degli accordi nazionali. Pesando in maniera significativa sul bilancio della scuola proposta, è importante poter dimostrare che i propri costi relativi allo staff siano realistici ed evidenziati da una reale analisi comparativa di mercato. Inoltre un eccessivo stanziamento per il solo personale può ridurre sensibilmente le risorse per altri settori o far giudicare il progetto troppo costoso: anche per questi motivi il DfE giudica positiva una visione imprenditoriale della gestione di una Free school.[19] Nel caso più specifico della selezione degli insegnanti e del corpo docente, lo steering-group si occupa, nella fase così detta di pre-opening stage, periodo che va dall’approvazione del progetto all’apertura della scuola, di selezionare il preside, scegliendolo in base alle caratteristiche necessarie ed al curriculum richiesto, da presentare al Ministero in un’apposita sezione del formulario applicativo. Il Preside o capo del corpo docente, al fianco del gruppo proponente, svolge un ruolo importante nelle audizioni ed assunzioni dei propri insegnanti. Al contrario delle normali scuole statali, questi vengono scelti in completa libertà: chiunque sia ritenuto adatto a svolgere questo compito può essere assunto. Anche le scuole pubbliche possono selezionare i propri insegnanti; la differenza sta nel fatto che i candidati devono necessariamente avere determinate qualifiche, mentre per una Free school, questi vincoli decadono: non è necessario aver superato un concorso pubblico o comparire in un albo.

Dal punto di vista della selezione del personale docente, la flessibilità delle nuove scuole indipendenti è pressoché totale anche per la tipologia di organico di cui ci si intende dotare: possono essere assunti più insegnanti e meno segretari e la distribuzione dei ruoli non ha schemi prestabiliti.[20] Una Free school dispone quindi di totale libertà sulle assunzioni, ma deve necessariamente indicare come intende strutturare il personale docente, dirigente e ausiliario che assume e che lavorerà nella scuola una volta aperta. Il Ministero richiede al gruppo proponente di dimostrare di avere una chiara e progressiva visione proiettata nel futuro, siccome in questo caso non è sufficiente elencare la composizione del personale; bisogna anche proporre un piano di crescita progressiva dello staff fino al raggiungimento della piena capacità prevista in futuro. Risulta molto importante dimostrare al DfE che la propria libera strutturazione del personale è adatta al raggiungimento degli obiettivi didattici prefissati ed allo stesso tempo sostenibile economicamente.[21]

Un’altra differenza significativa tra le scuole indipendenti o Free schools e le scuole pubbliche si può riscontrare nel fatto che nemmeno i piani di studio e lo stesso calendario scolastico devono obbligatoriamente coincidere con i dettami ministeriali. In fase di progettazione ogni gruppo proponente dispone dell’autonomia di creare il proprio piano educativo di studi, coincidente con la propria peculiare visione educativa rivolta alle necessità della propria Comunità locale, così come gli obiettivi educativi ed il modo di raggiungerli. Questa autonomia fa in modo che uno steering-group abbia la possibilità di mettere mano a proprio piacimento anche al calendario scolastico: dalla lunghezza delle singole giornate, al numero e alla durata delle ore.

 

Tabella 2.1. Comparazione tra Scuole pubbliche, private ed indipendenti (Free schools) in Inghilterra.

  Scuole pubbliche  Scuole private Scuole

indipendenti (FS)

Sono finanziate dal DfE tramite fondi pubblici  SI  NO  SI
Devono sottostare al controllo dell’Ofsted  SI  NO  SI
Devono sottostare al National curriculum  SI  NO  NO
Sono sotto il controllo delle Autorità Locali  SI  NO  NO
Sono indipendenti nella formulazione del Curriculum didattico  NO  SI  SI
Possono essere selettive nelle ammissioni  NO  SI  NO
Possono richiedere il pagamento di una retta  NO  SI  NO
Per insegnare occorre un attestato di qualifica  SI  SI  NO
Orari e calendario didattico sono rigidi e prestabiliti  SI  SI  NO
La gestione della scuola può essere for-profit  NO  SI  NO
Possono avere degli sponsor  NO  SI  SI
Possono ricevere donazioni da privati  SI  SI  SI
Il pagamento degli insegnanti segue rigide tabelle ministeriali  SI  NO  NO
La selezione del personale è gestita dalle Autorità locali  SI  NO  NO

 

La proposta di creare un nuovo sistema di scuole libere, finanziate dal sistema pubblico ma gestite e curate da varie forme di privati, introdotte in Inghilterra dalla coalizione dei Conservatori e dei Liberal Democratici, non è un’idea da considerarsi una novità assoluta. I Tories sostengono di avere avuto due diverse fonti d’ispirazione: le Charter schools americane e le Free schools svedesi, da cui è tratto anche il nome stesso della policy. In particolare, è il così detto ‘Swedish model’ ad essere preso in considerazione da Michael Gove come base dalla quale partire per sviluppare la riforma in Inghilterra. Come dichiarato esplicitamente nel programma dei Conservatori, l’intento è di coniugare elementi del modello svedese con elementi del modello statunitense:

 

“Attingendo dall’esperienza della riforma della scuola svedese e dal movimento delle Charter school negli Stati Uniti, romperemo le barriere così che ogni valido fornitore educativo possa costituire una nuova scuola. La nostra rivoluzione scolastica creerà una nuova generazione di piccole e valide scuole con una minore dimensione delle classi ed elevati standard disciplinari.” (The Conservative Manifesto 2010, 53)

 

Una breve panoramica sui due sistemi di scuole indipendenti citati dai Conservatori può essere utile e significativa per contestualizzare le Free schools inglesi e metterle in relazione con i propri precursori. In particolare, per quanto riguarda le scuole indipendenti del paese scandinavo, “in Svezia sono presenti circa un migliaio di Free schools pubbliche gestite privatamente” (Hatcher 2011, 491). A seguito della Indipendent Schools Reform datata 1992, le scuole indipendenti a finanziamento pubblico sono aumentate considerevolmente negli anni. Nel 2014, il 17% delle scuole primarie ed il 50% delle scuole secondarie superiori erano Free schools, capaci di attrarre il 14% degli studenti di scuola primaria ed il 26% tra quelli che frequentano una scuola secondaria. In Svezia le Free schools devono essere approvate dall’Ispettorato scolastico e al pari delle scuole municipali seguono i curriculum ministeriali nazionali. La Riforma svedese del 1992 ha consentito che le scuole private, da sempre esistenti ma poco considerate come valida alternativa a quelle municipali, potessero ricevere i finanziamenti pubblici e diventare ‘friskola’ (Free schools), nome che le differenzia dalle scuole alle quali è necessario ancora corrispondere una retta, tipologia in cui in Svezia rientrano solo pochissimi istituti.[22] Nel sistema svedese le Free schools sono quindi scuole private a finanziamento pubblico. Questo modello svedese sembra avere pochi reali punti in comune con quello effettivamente proposto dai Conservatori inglesi, lo stesso termine ‘free schools’ nel modello inglese è da ricondurre principalmente all’accezione di scuole libere, indipendenti, mentre in quello svedese sembrerebbe più vicino al significato di scuole gratuite.

Le scuole indipendenti svedesi, oltre ad avere l’obbligo di sottostare ai curriculum nazionali, prevedono che gli insegnanti debbano essere in possesso di un certificato professionale per ottenere un contratto indeterminato; due caratteristiche che non sono necessarie invece nel neonato sistema proposto in Inghilterra.[23] Il finanziamento pubblico a questo sistema di scuole gestite privatamente avviene in maniera equivalente a quello delle scuole municipali ed è regolato dalla National Agency for Education in modo da coprire il costo di un posto nella scuola per ogni studente (questo prevede al suo interno ad esempio il salario degli insegnanti, i costi per il trasporto, i materiali didattici e la mensa). Il valore finale del finanziamento, può variare a seconda della zona o delle necessità delle diverse scuole,[24] caratteristica che si ripropone nelle Academies e Free schools inglesi. La caratteristica principale che differenzia maggiormente le scuole indipendenti svedesi da quelle inglesi sta nel fatto che alle prime è concesso di ottenere un profitto dalla gestione della scuola. Secondo Hatcher (2011), il radicamento, la diffusione e la crescita delle Free schools in Svezia è da ricercare nella possibilità delle grandi aziende e compagnie private di entrare nel mercato dell’istruzione e competere tra di loro per l’assegnazione dei fondi pubblici per ottenerne un guadagno.

“Quando la policy Free schools fu introdotta per la prima volta in Svezia nel 1992 queste erano fondate da gruppi locali. La chiave del loro sviluppo è dovuto però all’abilità delle compagnie di creare e possedere catene di Free schools a scopo di lucro. Esse rappresentano oggi i tre quarti di tutte le scuole in Svezia.” (Hatcher, 2011, 497)

Il fatto di permettere alle imprese a scopo di lucro di inserirsi nel settore della pubblica istruzione non è percepito come negativo dall’amministrazione svedese:

“se sono deluso di qualsiasi fornitore non statale lo sono dei non-for-profit, che senza incentivi commerciali di espansione, sono stati meno efficaci ad identificare e sfruttare la domanda dei genitori e più lenti ad istituire nuove scuole” (Astle, 2008, 86)

sostiene Mikael Sandstrom, un analista dell’educazione e consulente del Primo Ministro. La sola filantropia non è in grado, secondo i politici svedesi, di soddisfare l’espansione scolastica che si intende raggiungere. In Svezia le Compagnie private operanti nel settore dell’educazione, generano profitti più elevati rispetto a quelle degli altri settori, ottenendo circa il 16% di profitto sui ricavi, rispetto ad una media totale che si aggira intorno al 10%. Questo perché il sistema educativo svedese è da considerarsi dopo la Riforma alla stregua di un classico mercato capitalista. Le opportunità di crescita economica in Svezia nel settore dell’istruzione sono immense, tanto che le Compagnie maggiori impegnate in questo ramo sono tra quelle che crescono più rapidamente nel paese, oltre ad essere estremamente ricercate anche a livello internazionale (Lundahl, 2011). Questo mercato dell’educazione svedese è da considerarsi completamente deregolamentato e gli attori sono fortemente incoraggiati alla competizione; nonostante ciò è rimasto sotto il controllo dei governi centrali e locali che provvedono a elargire i finanziamenti e a controllare il rispetto dei curriculum nazionali. Tramite l’ampio sviluppo delle scuole indipendenti, il concetto di “monopolio di stato” è ampiamente superato: la riforma dei primi anni ‘90 ha radicalmente trasformato la scuola svedese da un sistema prevalentemente pubblico e burocratico con scarsissimi margini di manovra esterni, ad un esempio di co-produzione di servizi pubblici. Questa strutturazione prevede un progressivo allontanamento dello Stato sia dal processo di policy-making di sua stretta competenza, sia dal ruolo di controllore, non più strettamente necessario in un mercato basato fortemente sull’autoregolamentazione. Il sistema creatosi è di fatto regolato ed orientato dai consumatori del servizio che, tramite le proprie scelte, indirizzano la competizione tra i differenti providers educativi determinandone la necessità di essere innovativi oltre che consumer-oriented. In questo modo gli standard qualitativi sono garantiti dalla competizione e solo offrendo un servizio educativo migliore si viene scelti e successivamente finanziati. Allo scopo di attrarre gli studenti (i consumatori), il settore dell’educazione (mercato) si autoregola grazie alla competizione dei differenti providers (attori). Naturalmente in questa particolare struttura, lo Stato svedese non è solo semplice spettatore: mantiene un importante ruolo decisionale sul trasferimento dell’autorità ai soggetti terzi e detiene il controllo sui regolamenti e la possibilità di effettuare verifiche; inoltre possiede la prerogativa di produrre l’unica legittima informazione oggettiva nei confronti dei cittadini (Ronnberg, 2011). Secondo Ronnberg (2011, 694), la riforma delle Free schools svedesi ha rappresentato “l’alterazione di più ampia portata in una moderna organizzazione pubblica in Svezia”.

La Svezia ed il suo modello scolastico hanno fortemente affascinato i leaders dei Conservatori britannici al punto che lo stesso Ministro Gove, già qualche anno prima di diventare Segretario all’Istruzione, nel settembre del 2008 affermava con risolutezza: “Abbiamo visto il futuro in Svezia e funziona. Gli standard sono stati raggiunti. Se può funzionare là, può funzionare qua.” (Hatcher 2011, 487) L’ammirazione verso la riforma attuata dal paese scandinavo è estremamente radicata nelle intenzioni dei Tories: essi spiegano che negli ultimi quindici anni la Svezia ha introdotto una riforma che permette la creazione di numerose nuove scuole di alto profilo, proprio perché indipendenti dal controllo dello Stato e dal potere politico; scuole che offrono la possibilità ai genitori di effettuare una scelta considerata importante, ovvero spostare i propri bambini dalle scuole statali municipali e farli studiare in una nuova scuola pubblica indipendente.

L’altro grande sistema di scuole indipendenti preso come riferimento dal Partito conservatore britannico è quello che si è sviluppato negli Stati Uniti e che presenta alcune diverse peculiarità rispetto a quello svedese. Prendendo come riferimento l’anno scolastico 2014/15, sono circa 6700 le Charter schools pubbliche, le quali offrono servizi educativi a circa 2,9 milioni di studenti.[25] La prima legge che ne ha permesso l’istituzione è passata nel 1991 nello stato del Minnesota. Non tutti gli stati hanno approvato questo tipo di riforma: al 2013 se ne contano 42, ai quali va aggiunto il Distretto indipendente della Columbia e la loro diffusione in tutto il paese è piuttosto disomogenea e varia da stato a stato. Il maggior numero di studenti iscritti, oltre 470 mila (rappresentanti l’8% fra coloro che frequentano una scuola pubblica) si trova in California, mentre la percentuale più alta si registra in Arizona (14%). Da citare il caso particolare del solo Distretto della Columbia dove il 42% degli iscritti alla scuola pubblica studia in una Charter school. Il maggiore sviluppo di queste particolari scuole è avvenuto a partire dal 1999 quando, da poco più di 1500, rappresentanti solo l’1,7% delle scuole pubbliche americane, sono diventate le oltre 6000 dei giorni nostri (6,2%).[26] La maggior parte delle Charter schools degli Stati Uniti, ovvero il 57% fra esse, è situata nelle città, comparabile con una tendenza del solo 25% delle scuole pubbliche tradizionali; al contrario la percentuale diminuisce drasticamente nelle zone considerate rurali raggiungendo solo l’11%. In termini di numero di studenti iscritti, le Charter tendono ad essere meno numerose: oltre la metà non supera i 300 iscritti contro un terzo delle scuole statali. Negli ultimi anni la tendenza è stata non solo di aumentare il numero delle scuole, ma anche di ingrandire le esistenti: le Charter school considerate grandi (con 1000 o più studenti) sono lentamente aumentate dal 2 al 4%, a fronte di un 9% delle scuole tradizionali.[27]

Le Charter schools americane sono da considerarsi scuole pubbliche, finanziate dallo stato a mezzo di un contratto (charter), con uno statuto speciale che ne definisce obiettivi, programmi e metodi, con un’elevata libertà operativa rispetto ai regolamenti imposti dai vari distretti. Le autorizzazioni e le regole possono variare da stato a stato o addirittura anche da un distretto all’altro: non vi è una vera e propria uniformità nazionale poiché la regolazione delle politiche educative è compito degli stati federati. Per questo motivo, risulta complicato comparare il caso inglese con le Charter schools statunitensi: significative o parziali differenze possono verificarsi nelle legislazioni passando da uno stato all’altro, per quanto riguarda ad esempio i finanziamenti (in alcuni distretti è identico a quello delle scuole pubbliche; in altri può essere maggiore o minore o addirittura limitato ad alcuni settori specifici) oppure variano i requisiti necessari per insegnarvi (necessità o meno di avere la qualifica). In generale, le Charter schools sono molto simili al caso inglese perché non sono selettive, sono gratuite, vengono progettate e varate da gruppi di genitori o insegnanti, distretti locali, imprenditori sociali, imprese, municipalità o leader di comunità, non sono sotto il controllo delle autorità locali e non devono sottostare ai curriculum. Particolarità americana è invece il fatto che il contratto a progetto vincolante stipulato dalle scuole con gli stati federali venga riveduto e possa essere ridiscusso periodicamente (generalmente un periodo che può variare dai 3 ai 5 anni), ma se gli obiettivi prefissati non sono stati raggiunti e l’istituto viene giudicato fallimentare, questo viene chiuso ed il progetto accantonato.

Il sistema americano, al contrario di quello inglese e al pari di quello svedese, prevede la possibilità per i providers di generare utili. Nonostante anche in questo caso sia difficile ottenere dati ed effettuare ragionamenti complessivi che esulino dal caso per caso dei diversi stati, le scuole indipendenti statunitensi, come si è già visto per quelle svedesi, sono gestite in maggioranza in maniera for-profit e principalmente da grandi catene e providers del settore dell’educazione. In casi come lo stato del Michigan, si arriva a toccare quota 65% di Charter gestite da grandi imprese o compagnie a scopo di lucro, alimentando il rischio dello sfruttamento dell’educazione da parte di grosse organizzazioni multinazionali. Spesso si verifica anche il fenomeno di una nuova scuola il cui progetto iniziale è a gestione non-profit, ma che appena ricevuta l’autorizzazione ad aprire e una volta stipulato il contratto (charter) finanziario, cambia destinazione d’uso e diventa in breve tempo for-profit, tutto ciò senza infrangere la legge.[28]

Soprattutto in alcuni stati, le Charter schools sono frequentate prevalentemente da alte percentuali di cosiddette minoranze o studenti a basso reddito rispetto alle scuole pubbliche tradizionali.[29] L’indicatore di reddito in questo caso è stabilito dal costo ridotto o completamente gratuito del servizio mensa: una scuola in cui oltre il 75% degli iscritti ha riduzioni per questo servizio è considerata ad alta povertà. Secondo il National Center for Education Statistics del Department for Education degli Stati Uniti, il 37% delle Charter schools è catalogata high-poverty contro il 23% delle scuole tradizionali. Per quanto riguarda le minoranze, è stata calcolata una percentuale nettamente più alta di scuole indipendenti a contratto composte a maggioranza assoluta da afroamericani (25%) e da ispanici (23%), rispetto alle tradizionali che si fermano al 9% a maggioranza di studenti di colore e al 15% con prevalenza ispanica. Scende per le Charter la percentuale a maggioranza bianca (37 contro 60, sul totale).[30] Questi numeri indicano come il sistema delle scuole pubbliche indipendenti americano si collochi prevalentemente nelle aree svantaggiate o ad alta povertà del paese, qualità molto apprezzata dai Conservatori inglesi, le cui Free schools si inseriscono in un programma analogo di miglioramento dell’offerta educativa soprattutto nelle zone considerate sfavorite o a bassa ricchezza.

Il numero delle scuole indipendenti o Free school in Inghilterra e progressivamente cresciuto negli anni: ad oggi se ne contano circa 500 sparse per il territorio. Dal momento della loro comparsa, questa nuova tipologia di scuole pubbliche ha dato vita ad un interessante e vivace dibattito sul territorio che ha fortemente diviso la società britannica. Una riforma così di rottura dello status quo ha spaccato in due l’opinione pubblica dividendola in favorevoli, che ne sostengono il progetto e lo sviluppo e contrari, che invece vi si oppongono convintamente. In particolare in questi primi anni il dibattito si è concentrato su alcune tematiche principali che hanno visto l’espressione di pareri diversi e in forte contrapposizione tra loro.

Un primo tema di discussione che ha sollevato un interessante dibattito riguarda due interrogativi: se le Free schools stiano creando nuovi posti scuola di alta qualità e se le nuove scuole fondate in Inghilterra da genitori, gruppi di insegnanti o Charities, stiano contribuendo significativamente al compimento di un obiettivo dichiarato dei Tories, vale a dire l’innalzamento degli standard educativi tramite il miglioramento dei risultati di apprendimento nelle scuole primarie e secondarie e, in particolare, in quelle zone del territorio considerate a rischio soprattutto per povertà, criminalità, ghettizzazione, le cosiddette deprived areas. Questa tematica è una di quelle che può essere maggiormente catalogata come fortemente di contrasto tra gli attori che ne trattano e le argomentazioni sono decisamente antitetiche tra loro. Infatti in questo caso, chi si schiera a favore della policy sostiene che se gli standard delle scuole si stanno innalzando è solo per mezzo dell’introduzione delle Free schools; mentre chi vi si oppone adduce che le scuole indipendenti non solo non migliorano affatto standard e qualità, ma che, al contrario, in alcuni casi contribuiscano addirittura a peggiorarli. Il dibattito ricostruito è quindi esacerbato da forti posizioni di conflitto che nella maggior parte dei casi sembrano ripercorrere linee di contrasto precostituite (Tories Labours, Governo – Governo ombra) o inserirsi all’interno di frizioni cicliche inscindibili come il rapporto tra un Esecutivo in carica e le Sigle sindacali.

Un’altra serie di argomentazioni che ha scatenato un’importante discussione si è sviluppata attorno alla questione dell’iniquità sociale. Molti detrattori della policy argomentano attorno al tema sostenendo che la progressiva comparsa delle Free schools, per mezzo delle loro peculiarità e caratteristiche, stia fortemente contribuendo ad un progressivo aumento della segregazione sociale in Inghilterra e ad un radicamento della divisione in classi del paese. Al contrario, promotori e sostenitori della Riforma, proposta dal Partito conservatore, sono convinti che le nuove scuole indipendenti stiano svolgendo un importante ruolo di cucitura del tessuto sociale, aiutando ad accorciare il divario creatosi negli anni tra le scuole migliori e quelle peggiori e offrendo anche ai meno abbienti la possibilità di studiare in scuole di prestigio. Essendo pensate in particolare per aiutare gli strati più svantaggiati della popolazione, le Free schools stanno garantendo un progressivo livellamento sociale poiché offrono le stesse opportunità sia ai più ricchi che ai più poveri.

Un altro tema piuttosto delicato riguardante le Free schools, è quello che riguarda la questione economica e dei finanziamenti. In particolare, trattandosi di scuole statali, seppur peculiari, una vasta parte dell’opinione pubblica si interroga sui costi, sugli investimenti nel progetto e sugli eventuali sprechi di denaro pubblico versato dai contribuenti a livello nazionale. In questo caso, trattandosi di soldi considerati di tutti, il dibattito che si è creato relativamente al loro utilizzo per finanziare la policy Free schools da parte del Governo conservatore, risulta essere molto aspro, pungente e orientato in massima parte verso la tendenza a considerare ogni situazione poco chiara come un evidente spreco. In questa parte di discussione, infatti, le motivazioni di chi considera le Free schools un grande sperpero di denaro pubblico risultano significativamente maggiori per numero ed argomentazioni rispetto a chi le considera invece un grande investimento al fine di creare nuovi posti scolastici e quindi soddisfare dei bisogni primari o migliorare l’offerta scolastica del paese.

Infine, attorno all’ampia discussione sulle Free schools, esistono anche tematiche che hanno creato un dibattito più circoscritto a particolari attori o segmenti di popolazione. È il caso, ad esempio, delle rivendicazioni del DfE sull’ampio gradimento della policy da parte dei genitori inglesi con figli in età scolastica, oppure la protesta degli insegnanti sulle condizioni professionali e salariali.

I due temi emersi non sembrano tendenzialmente in contrapposizione, ma non si può non ritenere che per certi aspetti generali non siano legati tra di loro. Il primo è uno strumento molto utilizzato dal Department for Education a sostegno della propria policy: il fatto che le Free schools stiano riscuotendo sempre maggiore successo tra la popolazione interessata, ovvero chi deve scegliere dove mandare i propri figli a scuola, costituisce una forte motivazione per portare avanti il progetto. Il secondo fa riferimento al contrario ai grandi disagi che la policy sta apportando al sistema dell’educazione pubblica e che stanno soffrendo in particolare i lavoratori del settore, ossia la grande maggioranza degli insegnanti che ne chiedono la sospensione. Non è semplice bilanciare le due necessità: da un lato l’apprezzamento crescente di genitori e famiglie che si rivolgono al settore dell’educazione per i propri figli; dall’altra gli scontenti della categoria degli insegnanti, che si sentono minacciati della propria professionalità e del proprio salario e che mal sopportano le grosse divergenze, nei due ambiti appena citati, che la policy Free schools sta progressivamente introducendo in un sistema pubblico da questi considerato sempre più spaccato, divisivo ed iniquo.

Cercando di approfondire l’analisi, il tema dell’ampio sostegno di cui le nuove Free schools godono tra la popolazione britannica, che ne fa sempre maggiore richiesta, oltre alla grande popolarità soprattutto all’interno della categoria dei genitori, viene spesso menzionato dal Department for Education o dai membri del Partito conservatore. Il fine è perlopiù quello di rispondere ad accuse quali, ad esempio, che le nuove scuole indipendenti sorgano in aree dove non ve ne sarebbe la necessità, oppure che, là dove vengano aperte, entrino in serrata e inutile competizione con le altre scuole del territorio. Per quanto riguarda le principali argomentazioni riscontrate a supporto di questa tema, troviamo in particolare le statistiche che riguardano le iscrizioni alle nuove scuole indipendenti: a testimonianza dell’ampio grado di gradimento tra la popolazione, le Free schools sono in poco tempo diventate le preferite dei genitori, dato che le più ambite ricevono iscrizioni di molto superiori rispetto alle disponibilità, creando una vera competizione per ogni singolo posto in questi istituti. Un altro elemento chiave assunto ad argomentazione sta nel fatto che questo progressivo apprezzamento stia dimostrando quanto questo progetto rappresenti il vero volere dei cittadini elettori, o meglio, quello che quest’ultimi si aspettano da un Governo: non ideologie politiche fini a se stesse, ma competenza ed efficacia applicata nel concreto a policies pensate allo scopo di migliorare la qualità della vita e dei servizi. L’elevato gradimento attorno alla policy è ragione per il DfE di sostenere quanto, a parere suo, risulti ideologica e strumentale l’opposizione verso la propria policy. Resta l’impressione, tuttavia, che questo gradimento arrivi per il momento ancora solo da una parte molto piccola e circoscritta della società britannica. La policy, dopo la sua diffusione, sta invece per il momento ancora attirando i pareri negativi di una buona parte dell’opinione pubblica, che ritiene possa essere la causa di un impoverimento della maggior parte delle scuole e, in generale, dell’istruzione pubblica. Si stanno ancora esprimendo negativamente in particolare sindacati di categoria e gli stessi insegnanti, preoccupati per la grave deregolamentazione del sistema e la perdita di professionalità.

A soli cinque anni dall’entrata in vigore della legge, e a poco più di quattro dalla comparsa delle prime Free schools, non è ancora possibile offrire un quadro davvero esaustivo sul tema: innanzi tutto la policy ruota attorno a numeri ancora tutto sommato modesti, inoltre molte sono le questioni che restano purtroppo irrisolte o incomprese: ad esempio quasi tutti i numeri e le statistiche sono suscettibili di potenziali modifiche, anche significative, in tempi brevi e questo fa sì che vadano ancora lette e interpretate con molta cautela. Con la riconferma di David Cameron in qualità di Primo Ministro e del Partito conservatore alla guida della Gran Bretagna, il programma delle scuole indipendenti proseguirà e sarà intensificato almeno fino al 2020, momento in cui sarà possibile avere un resoconto più strutturato su queste nuove forme di scuole pubbliche e comprendere se davvero saranno in grado di sostituirsi alle scuole tradizionali in Inghilterra o costituire un modello d’ispirazione per altri paesi.

 

BIBLIOGRAFIA

– Conservative Manifesto 2010

– Richard Hatcher, The Conservative-Liberal Democrat Coalition government’s “free schools” in England, Educational Review, 2011

– Lundahl, The emergence of a Swedish school market, In No country for the young: Education from New Labour to the Coalition, ed. R. Hatcher and K. Jones. London, Tufnell Press, 2011

– Linda Ronnberg, Exploring the Intersection of Marketisation and Central State control through Swedish National School inspection, Education Inquiry, Vol. 2, No. 4, December 2011

 

 

[1] The Conservative Manifesto 2010, Change Society, pag 37.

[2] https://www.gov.uk/government/policies/increasing-the-number-of-academies-and-free-schools-to-create-a-better-and-more-diverse-school-system/supporting-pages/free-schools

[3] https://www.gov.uk/government/policies/increasing-the-number-of-academies-and-free-schools-to-create-a-better-and-more-diverse-school-system

[4] https://www.gov.uk/types-of-school/free-schools

[5] Free schools 101, http://newschoolsnetwork.org/sites/default/files/Free%20Schools%20101_0.pdf

[6] http://www.education.gov.uk/schools/leadership/typesofschools/freeschools.

[7] Free schools applications: criteria for assessement https://www.gov.uk/government/uploads/system/uploads/attachment_data/file/343538/free-school-applications-criteria-for-assessment-mainstream-and-16-to-19.pdf pag 17.

[8] Ibidem. pag 12-13.

[9] Free schools, How to apply http://media.education.gov.uk/assets/files/pdf/f/free%20schools%20how%20to%20apply%20guide%20updated%20november%202013.pdf. pag 18-19.

[10] Free schools, How to apply http://media.education.gov.uk/assets/files/pdf/f/free%20schools%20how%20to%20apply%20guide%20updated%20november%202013.pdf, pag. 15-17.

[11] https://www.gov.uk/government/organisations/education-funding-agency

[12] Completing your budget plan http://www.newschoolsnetwork.org/sites/default/files/Completing%20your%20budget%20plan%20-%20mainstream_0.pdf, pag 2-3.

 

[13] Ibidem. pag. 6.

[14] Barbara Bertoncin, La Free School di Norwich, http://www.unacitta.it/newsite/altritesti.asp?id=212 redazione/2012.

[15] http://www.education.gov.uk/schools/leadership/typesofschools/freeschools.

[16] Free schools applications: criteria for assessement https://www.gov.uk/government/uploads/system/uploads/attachment_data/file/343538/free-school-applications-criteria-for-assessment-mainstream-and-16-to-19.pdf pag 14-15

[17] Free schools, How to apply http://media.education.gov.uk/assets/files/pdf/f/free%20schools%20how%20to%20apply%20guide%20updated%20november%202013.pdf. pag 12.

[18] Free schools applications: criteria for assessement https://www.gov.uk/government/uploads/system/uploads/attachment_data/file/343538/free-school-applications-criteria-for-assessment-mainstream-and-16-to-19.pdf pag 17.

[19] Completing your budget plan http://www.newschoolsnetwork.org/sites/default/files/Completing%20your%20budget%20plan%20-%20mainstream_0.pdf, pag 6-9.

[20] Intervista a Thomas Packer, Scuole Libere, a cura di Barbara Bertoncin e Giovanni Maragno. Traduzione di Sarah Baldiserra; “Una Città”, n°196 (agosto-settembre 2012), pag 18.

[21] Free schools applications: criteria for assessement https://www.gov.uk/government/uploads/system/uploads/attachment_data/file/343538/free-school-applications-criteria-for-assessment-mainstream-and-16-to-19.pdf pag 17.

[22] https://sweden.se/wp-content/uploads/2015/06/Education-in-Sweden-low-resolution.pdf pag 4.

[23] Ibidem.

[24] http://www.swedenabroad.com/SelectImageX/165193/Funding-the-swedish-school-system-080403%5B1%5D.pdf

[25] http://www.charterschoolcenter.org/resource/estimated-number-public-charter-schools-students-2014-2015

[26] https://nces.ed.gov/fastfacts/display.asp?id=30

[27] https://nces.ed.gov/programs/coe/indicator_cla.asp

[28] http://rooseveltinstitute.org/new-roosevelt/education-profit-darker-side-charter-schools

[29] http://www.uncommonschools.org/faq-what-is-charter-school

[30] https://nces.ed.gov/programs/coe/indicator_cla.asp