Tanto tuonò (a bassa voce), che alla fine Nuvole piovve (qualche goccia). Un numero-lampo, niente di più. Fatto di brevi contributi, frutto dell’urgenza di aprire una discussione in un momento politicamente tanto drammatico per la sinistra e per la democrazia italiana. In molti credevano (credevamo) che il governo Monti avrebbe, per lo meno, segnato il passaggio verso una fase politica nuova, ancora da definire, ma comunque caratterizzata da un nuovo copione. Qualche nuovo attore si è aggiunto, ma i vecchi attori sono rimasti sulla scena e, contro ogni aspettativa, i nuovi non hanno prodotto cambiamenti di gran rilievo. Nonostante la (risicatissima) vittoria elettorale, il Pd non è riuscito a occupare il centro del palcoscenico: ci ha molto goffamente provato, ma è andata male. Al centro è tornato Silvio Berlusconi, accolto con maggiore o minore entusiasmo dallo stesso Pd.
La frantumazione della sinistra – intesa come area politica, non solo come insieme delle forze politiche che (non) la rappresentano in Parlamento – è al centro delle riflessioni di questo numero. L’idea è di aprire una discussione. Abbiamo discusso, anzitutto, all’interno della redazione. Adesso, con la pubblicazione del numero, vorremmo condividere e ampliare la discussione, nella speranza di aver colto almeno qualcuna delle tante sensibilità che attraversano l’elettorato di sinistra. Ogni autore di questo numero ha detto la sua e i punti di vista non sono affatto gli stessi. Ma è un lusso che una rivista si può concedere. Aspettiamo adesso le argomentate reazioni dei lettori.
Su un punto ci siamo trovati pienamente d’accordo. La riabilitazione politica di Berlusconi. Che a guidare il governo sia il nipote del suo più fedele consigliere è forse casuale. Ma c’è il rischio che Berlusconi pretenda, e gli sia concessa, la responsabilità della ristesura della Costituzione (magari previa nomina a senatore a vita). Sarebbe l’ultimo, definitivo, sberleffo alle istituzioni repubblicane. Del quale, ci auguriamo, quel che resta della sinistra italiana in Parlamento rifiuterà di rendersi complice.
Elaborare il lutto
di Alfio Mastropaolo
In risposta all’articolo di Alfio Mastropaolo
di Francesco Indovina
Riflessioni
di Giacomo Ortona
Considerazioni a margine dell’elezione del presidente della Repubblica
di Zeno Cosini
Grillusconi
di Federico Repetto
C’è un futuro per il Pd?
di Mario Vadacchino
Il Movimento 5 Stelle pericolo (s)fascista o potenziale interlocutore?
di Francesco Pallante
Considerazioni sulla sinistra che non c’è
di Roberto Salerno
Rappresentatività e governabilità: una proposta di riforma elettorale
di Francesco Scacciati
I polli di Renzi
di Guido Ortona
*Casini e la Madonna “Consentitemi un personale saluto alla città di Bologna dove sono nato e cresciuto. Come tutti i bolognesi mi affido anche io alla protezione della Madonna di San Luca, confidando nel suo aiuto per svolgere con serena imparzialità e rigore il mio mandato di Presidente della Camera dei deputati”. Discorso di insediamento, 31 maggio 2001
*Carabinieri in ginocchio Nel paragrafo 471 intitolato ai Doveri religiosi del Regolamento Generale del Corpo dei Carabinieri reali approvato da Carlo Felice, re di Sardegna, il 16 ottobre 1822 (fu poi sostituito il 1 maggio 1892), l’obbligo per i militari di assistere alla messa e di accostarsi ai sacramenti, secondo quanto la Chiesa prescrive a ogni credente, è così giustificato: “La religione non ammette distinzione nello adempimento de’ sacri doveri che prescrive, ed in qualunque siasi condizione il Cristiano è tenuto a uniformarvisi, conciliandone l’esercizio con gli obblighi del proprio stato. Questi principii, che s’imprimono coi primi elementi d’ogni sana educazione, ricevono un carattere indelebile in colui che, confermato nei sentimenti di cristiana morale, riconosce in essa la sola norma di tutte le sue azioni, ed è convinto che senza di essa non può esservi onestà, delicatezza e vero valore. Chi non professa intimamente queste massime invariabili, e non ne dà anche esteriormente veraci segni, non può pretendere alla stima e confidenza pubblica, e tanto meno a quella del Governo”.